Di Borgo Philippe Pozzo - 2011 - Il diavolo custode (Quasi amici) by Di Borgo Philippe Pozzo

Di Borgo Philippe Pozzo - 2011 - Il diavolo custode (Quasi amici) by Di Borgo Philippe Pozzo

autore:Di Borgo Philippe Pozzo [Di Borgo Philippe Pozzo]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Family & Relationships, Friendship, Biography & Autobiography, Personal Memoirs, General
ISBN: 9788862205795
Google: 7wiqOnahAWgC
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2012-02-07T23:00:00+00:00


Anima còrsa

Pochi mesi dopo la morte di Béatrice, sono in Corsica, nella torre incorniciata dalle montagne, un luogo che lei amava moltissimo.

Le tende della stanza sono chiuse; la penombra mi ha invaso il cervello.

Ieri ho cominciato a dettare qualche parola, ma il registratore non ha registrato nulla. Dietro gli occhiali da sole ho pianto di fatica, di tristezza, di rassegnazione. È venuto il cugino Nouns. Ha cercato di farmi ridere, di farmi parlare dei voli da seduto, malefatta che ho ripetuto il mese scorso. Sono inchiodato alla mia tristezza, gli occhi che mi bruciano. Mi addormento. Una brezza fredda scende dalla montagna e mi sveglia. Si ode una campana: la vacca di un vicino. Chiamo. Françoise, la custode, arriva borbottando. Non ho nemmeno la forza di parlarle di Béatrice; lei aveva organizzato tutto per la sua ultima messa qui, ad Alata, mentre noi la seppellivamo nel continente. Le propongo di rivedere insieme le foto, mi parla delle testimonianze di affetto; lo so, Françoise, che ti sei trasferita qui una ventina d’anni fa, dopo la morte della tua unica figlia; sostieni che questa è stata la tua ancora di salvezza, questa solitudine nella montagna còrsa. Trovo il tutto doloroso. Mi porti una bottiglia di un liquore fatto da te a base di noccioli di pesca, di alcol e di vino artigianale. Béatrice e io lo bevevamo con gran piacere; stasera sento solo l’amaro dei noccioli. Contempliamo insieme la vallata. Due poiane volteggiano all’orizzonte, devono aver trovato una corrente ascensionale. Anche la vacca smette di ruminare. È la pace della sera. L’acqua della fontana gorgoglia. La luce si fa tremolante. Alcune centinaia di metri più giù c’è la cappella di famiglia, di cui andavo così fiero. Dicevo che era bello sapere dove avremmo trascorso la nostra eternità. Facile a dirsi.

I battiti del cuore mi affollano la testa. È insopportabile. Ho la pressione altissima, sono ricoperto di sudore, non so più cos’ho, avrei voluto non soffrire, parlare di Béatrice, addormentarmi nella tranquillità di questa montagna. Ho una crisi dopo l’altra. Céline si siede ai piedi della sedia sulla quale mi agito. Propone di leggermi il romanzo che ho voluto cominciare: La quarantaine di Jean-Marie G. Le Clézio. Scosso dalle convulsioni, riesco a sentire passi in cui si parla di Rimbaud, Verlaine, Longfellow. Quanta responsabilità ha il caso in tutto ciò che ci capita!

Chiudo gli occhi, Céline mi resta vicino. Riprende a leggere il suo romanzo da metropolitana. Mi calmo; la presenza di una ragazza, per quanto possa essere lontana da Béatrice, ha effetto su di me. Potrebbe prendermi la mano, non mi arrabbierei. Abdel mi ha dato qualcosa per farmi addormentare; mi assento senza accorgermene. Sprofondo. Mi sveglia il mio rantolo. A poco a poco distinguo i rumori della casa, il trambusto dei bambini; l’avevo dimenticato. Di colpo, il mondo mi riappare attraverso il mio rantolo roco e bruciante. Non ho il coraggio di chiamare, per paura di creare una nota stonata in questo allegro formicaio. A poco a poco riaffiorano le ultime immagini della notte.



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